Tradizione e creatività fanno delle birre belghe una bevanda unica e gustata ancora oggi in tutto il mondo. Il Belgio è infatti uno dei paesi più attivi per quanto riguarda la produzione di birre. Già nel XIV secolo vennero infatti fondate diverse corporazioni di fabbricanti di questa bevanda.
Le origini delle birre belghe
Nell’Europa settentrionale ci sono sempre stati diversi monasteri, in cui, secondo l’ordine religioso, i monaci dovevano essere autosufficienti e svolgere diversi mestieri. Tra le attività previste c’era anche la birrificazione.
Affondando le radici in tempi così antichi, la preparazione e gli ingredienti della birra belga sono mutati con gli anni. Infatti, se inizialmente era prodotta solo con l’avena, con il passare del tempo si sono iniziati ad usare altri cereali come l’orzo, il farro o la segale.
Lo stesso vale per la birra luppolata: nel 1200 non esisteva, ma il sapore amaro era dato solo dall’utilizzo di una speciale miscela di spezie, il gruit, a cui si aggiungevano cereali macinati.
La composizione del composto era segreta e solo gli ecclesiastici e i politici più abbienti potevano venderla.
In realtà in origine il gruit era formato da sole tre erbe: myruca gale, achillea millefoglie e rosmarino selvatico. Poi, chiaramente si è evoluto nel corso dei secoli e sono nate una miriade di sfumature diverse.
Anche il luppolo arriva nelle Fiandre solo nel 1300 grazie alle birre importante da Amburgo e Amsterdam. E ‘ nel 1364 che il vescovo permise l’uso della sostanza, imponendo però una tassa ai birrai locali.
Con il passare dei secoli l’arte brassicola esce dai monasteri e, intorno al 1600, approda nei vari birrifici laici nati nel frattempo. Nelle città infatti erano stati costruiti vari edifici comunali molto simili a quelli già esistenti in Baviera (Germania).
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Le Birre Belghe e le difficoltà nel corso dei secoli
Se la produzione della birra fosse rimasta ad uso esclusivo dei monaci, per circa 40 anni il Belgio non ne avrebbe prodotta poiché, durante la Rivoluzione Francese alla fine del Settecento, molti monasteri dovettero chiudere.
Inoltre l’introduzione di un’imposta, sulla scorta del modello inglese, provocò una riduzione della qualità delle birre, meno corpose e meno raffinate, proprio per poter pagare meno tasse.
Nonostante i fasti iniziali quindi la situazione in Belgio, alla fine dell’Ottocento, non è delle migliori. I birrifici esistenti erano piccoli e non disponevano degli strumenti necessari, inoltre la produzione non si muoveva con un’ottica di esportazione ma, al contrario, si preoccupava solo di preparare birre per il mercato locale.
Questo a causa del mercato piuttosto concorrenziale poiché, a causa dei bassi dazi di importazione, le ale inglesi e scozzesi e le lager tedesche avevano un costo molto inferiore.
Il Novecento e le birre belghe
E’ nel Novecento che le cose cominciano a mutare poiché nel 1902 viene indetto il primo concorso volto a migliorare la birra belga, producendo prodotti migliori, anche per essere concorrenziali sul mercato.
Tuttavia c’è un ulteriore momento d’arresto causato dalla Prima Guerra Mondiale quando i tedeschi requisirono gli impianti per preparare la birra e stabilirono un rigido regime di razionamento delle materie prime.
Nel 1919 il governo belga vieta la vendita di gin nelle taverne e questo permette alla birra di ampliare la propria fetta di consumatori. Si tratta di un avvenimento importante per i produttori che cominciano così a produrre nuovamente la birra, creando nel 1923 la Duvel, un mix di tradizioni inglesi e belghe.
Inoltre è proprio in quegli anni che vengono lanciate sul mercato le birre Trappiste. Infatti viene costruito il birrificio Orval e nel 1933 registrato il marchio Trappistenbier. L’anno successivo viene creata la prima Tripel chiara.
Con la Seconda Guerra Mondiale, si verifica l’ennesima ricaduta, anche se meno invasiva della precedente e i produttori belgi riuscirono a ritagliarsi un mercato in cui vendere le birre più pregiate. Oggi più del 50% della produzione viene esportata nel mercato estero.
Le birre belghe, tra unicità e varietà
Il Belgio è la nazione che vanta un maggior numero di birre diverse per gusto, gradazioni alcoliche, sfumature, lieviti e metodi di produzione.
Nonostante vi siano stili molti vari, l’approccio dei produttori belgi è ancora artigianale e molto attaccato alle tradizioni.
Il birraio viene considerato un artista, libero di creare un prodotto slegato dalle convenzioni o dagli stili esistenti.
L’utilizzo di ceppi di lievito particolari
Un aspetto che caratterizza tutte le birre belghe è l’uso di ceppi di lievito speciali, infatti la maggior parte delle bevande non viene fatta fermentare con microrganismi selvaggi (ad eccezione della Lambic). Al contrario i lieviti sono molto vari e ogni ceppo conferisce alla birra un marchio specifico.
Questo è proprio uno degli aspetti peculiari della birra, che i produttori cercano di esaltare facendo fermentare i mosti a temperature alte, in modo da incentivare la creazione di aromi fruttati e speziati. Ad esempio la birra Saison viene prodotta utilizzando un ceppo specifico. Se si prova ad utilizzarne un altro, il risultato sarà una birra diversa!
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Il basso potere amaricante
Le birre belghe inoltre, pur avendo un buon aroma, hanno un basso potere amaricante, ossia la capacità di donare aromi e gusto amaro. Questo perché i produttori danno più importanza al malto piuttosto che al luppolo, un ingrediente aggressivo che potrebbe coprire gli aromi più delicati.
Tuttavia alcuni sapori maltati non provengono tanto dal malto quanto dall’uso di sciroppi zuccherini, come quello di caramello, utilizzati anche per rendere più leggero il corpo della bevanda e far sì che siano più beverine.
In realtà in Belgio, non essendoci un editto sulla purezza, le tradizioni più antiche e caratteristiche continuano a sopravvivere. Infatti ad esempio erbe e spezie vengono ancora ampliamente utilizzate, anche se non tutte le tipologie di birre prevedono ne prevedono l’uso.
Tra le spezie più utilizzate in ambito birraio si distinguono:
- la buccia di arancia e il coriandolo, usate nelle birre bianche, ma anche in altre specialità;
- i grani del paradiso, parente africano del cardamomo, impiegato per dare note più pepate. Si può trovare nelle birre Saison;
- la liquirizia e l’anice stellato, che si abbinano bene alle birre scure e intense
La rifermentazione in bottiglia della birra belga
Un’altra pratica piuttosto diffusa è la rifermentazione in bottiglia che prevede l’aggiunta di lievito e zucchero (in scarse quantità) poco prima di imbottigliare.
La maturazione creerà la carbonazione, ossia la pratica che consiste nell’aggiunta di anidride carbonica per rendere la bevanda più frizzante e quindi più carbonata, della birra producendo un piccolo deposito sul fondo, che non va versato nel bicchiere al momento della degustazione.